La sentenza più difficile: Di Giacomo
Il presidente del Tribunale Di Giacomo richiama alla mente il caso di San Giuliano di Puglia. Inizialmente il processo aveva visto l’assoluzione di tutti gli imputati, sentenza rivalutata dopo aver notato l’assenza degli accertamenti di stabilità.
In seguito a questa scoperta sono state infatti emanate una serie di condanne, con l’unica eccezione di un’assoluzione, confermate in Corte di Cassazione.
L’indagine che più ha lasciato il segno: Fucci
Il prcoratore capo Fucci narra di un caso spinoso di un omicidio affrontato durante la sua carriera in Campania. Vittima una giovane ragazza e la sua amica, la quale, fortunatamente sopravvissuta, ha portato alla Riapertura dell’indagine con la propria testimonianza.
Passati 12 anni dal tragico evento giunge infatti in Italia una lettera dall’Inghilterra che vede per mittente la testimone che voleva essere riascoltata.
Nonostante durante la prima identificazione del colpevole la vittima, colta dal panico, comune in casi simili, non fosse riuscita a segnalare il soggetto, un particolare lasciato trapelare dall’assassino al momento del delitto segna la sua condanna.
L’uomo, dopo aver addescato le due ragazze, mostrando loro il tesserino da poliziotto, convincendole così a seguirlo, ripete infatti la frase “Tu somigli alla mia fidanzata che è morta”.
Vengono infatti riesaminate le vecchie indagini per trovare punti deboli e l’elemento che convinse gli inquirenti era il dato della somiglianza, assodato da nuove indagini che andarono a verificare la morte della ragazza del sospettato, avvenuta nello stesso periodo dell’omicidio, e in seguito dal paragone tra la foto delle di questa ragazza e della sopravvissuta, che si rivelarono essere effettivamente simili.
G.C.